Intervista ad Aaron Lewis e Mike Mushok tratta da RoadRunners.com

Il sesto studio album degli STAIND si intitola "The Illusion Of Progress", ma non è un’illusione tutta la strada fatta dalla band sin dall’album di debutto su major dieci anni fa.

Questo album racchiude molte novità. E’ il primo album in cui il chitarrista Mike Mushok si lancia in un assolo, e anche il primo in cui ha composto e registrato utilizzando una chitarra standard al posto del suo solito baritono customizzato. Nonostante il pesante precedente di dieci hit nelle top 10 radiofoniche – di cui quattro singoli al numero 1 – è la prima volta che gli STAIND hanno registrato un brano che pensano possa essere quasi considerato pop. E anche la prima volta che il frontman Aaron Lewis ha dato una vena politica ai propri testi. Sempre sul fronte dei testi, Mushok è orgoglioso di affermare, ridendo, che “seriamente, penso che in tutto l’album non ci sia una sola occasione in cui Aaron dica la parola 'pain' (dolore)!”.

Lewis, però, sente ancora il tormento e l’angoscia che in molti modi (e spesso ingiustamente) sono diventati il marchio di fabbrica degli STAIND nel lungo cammino che li ha portati ad essere riconosciuti come una delle più grandi rock band del nuovo millennio. Ma "The Illusion Of Progress" vanta una maturità lirica e un’attitudine compositiva che rispecchiano perfettamente la profondità musicale e il desiderio insaziabile della band di migliorarsi sempre, album dopo album.  “Quando si finisce un disco bisogna essere convinti che quello sia il miglior album che si è scritto e che quelle sono le canzoni più belle che si potevano comporre – se non ci si sente così, allora non si è fatto bene il proprio lavoro”, afferma Mushok. “Pensiamo che questo album sia un grandissimo passo avanti per noi. A livello di testi e a livello musicale è un po’ come una nuova partenza”.

Una partenza, forse, ma solo nel senso che "The Illusion Of Progress" spinge la crescita degli STAIND a livelli solo sfiorati dai dischi precedenti. Lewis ammette prontamente, e con molta umiltà, che il singolo principale “Believe” è in linea con tutto ciò che i fan degli STAIND si aspettano da loro, anche se non può negare l’ottimismo che viene dalla familiarità musicale e dalla vulnerabilità del brano. “E’ sicuramente un album dal tenore molto più ottimista. Mi trovo in un periodo diverso della mia vita, e l’album lo rispecchia perfettamente”. E Mushok aggiunge
“Aaron e la band sono sempre stati etichettati come dark e tetri, e sinceramente sarebbe bello riuscire ad uscire da questi clichés – penso che brani come 'All I Want' e 'Believe' possano riuscirci. O almeno lo spero”.

Con “All I Want” il futuro degli STAIND è più radioso che mai. “Senza volerlo abbiamo scritto la nostra prima canzone pop”, dice sorridendo Mushok parlando di questo brano che fa volare le accattivanti melodie della sua chitarra insieme alla voce ricca e sincera di Lewis e allo spirito armonioso della band. Non c’è una canzone simile a questa in tutto l’album, e nemmeno in tutti i lavori precedenti. “Con questo brano abbiamo cercato di ampliare i nostri orizzonti e fare qualcosa che la gente non si aspettasse da noi”, afferma Lewis. E Mushok aggiunge “è di sicuro una delle canzoni più positive ed ottimiste che abbiamo mai scritto”.

All’estremo opposto, “The Corner” è uno dei brani più ammalianti dal punto di vista emotivo e musicalmente discordanti in tutta la carriera degli STAIND. “Quel pezzo mi fa venire la pelle d’oca”, afferma il chitarrista con pacata soddisfazione. “E’ una di quelle canzoni che può far scendere qualche lacrima. Sopra un sound blues che ricorda la profondità e la trama dei Pink Floyd di 'Great Gig In The Sky', Lewis è accompagnato da un coro gospel che riesce ad elevare la sua voce a livelli eterei".

Il brano preferito di Lewis è “Pardon Me”, una stupenda miscela di linee vocali disperate e musica estatica. “Succede sempre che le mie canzoni preferite non vengano scelte come singoli. Mia figlia, che ha sei anni, ha ascoltato 'Pardon Me' solo due volte e già ricordava tutte le parole”. Pur affermando che la band “cerca sempre solo di scrivere belle canzoni”, Lewis attribuisce “Pardon Me” a un incredibile connubio di ispirazioni “E’ un brano rock dagli echi classici e blues, che ricorda molto i Led Zeppelin di 'Babe I’m Gonna Leave You'”. Il testo? “Una filastrocca, davvero! Quel brano rispecchia esattamente dove mi trovo ora. Non dirò a chi è indirizzata o qual è il senso, ma posso dirvi che nell’album molte cose hanno un doppio significato”.

Una delle chiavi della crescita degli STAIND in "The Illusion Of Progress" è il produttore Johnny K (3 Doors Down, Disturbed, Avenged Sevenfold), che sia Mushok sia Lewis considerano colui che ha coltivato la loro creatività senza però porre freni alla loro abilità artistica. “Sa come stimolarti dal punto di vista creativo, come scavare a fondo e tirare fuori cose incredibili”, spiega Lewis. “CI ha davvero motivati, spinti e spronati nel modo giusto, mentre in precedenza spronarci aveva spesso sortito l’effetto opposto”. Altro elemento fondamentale è stata la scelta di registrare gran parte del nuovo album nello studio privato a casa di Lewis, ricavato da un vecchio fienile. Solo la batteria è stata registrata nel solito studio di registrazione degli Staind a Springfield, MA. “Abbiamo lavorato in due studi diversi, e Johnny ha lavorato in entrambi quasi tutti i giorni”, afferma Mushok. “Quando hai un posto tutto tuo e la possibilità di fare le cose a modo tuo, beh, non ci sono limiti di tempo. Logicamente volevamo finire il disco, ma c’è voluto un po’ più tempo del solito. Probabilmente ci abbiamo messo qualche settimana più del necessario, ma alla fine ha contribuito a dare all’album un sound particolare. Siamo stati anche cinque ore di fila sulla stessa parte di chitarra, perché potevamo permettercelo. Quando si è trattato di registrarla, però, ci sono voluti cinque minuti”.

Dal vivace e arioso spirito di “Lost Along The Way” alla bellezza acustica dell’assolo di Lewis in “Tangled Up In You” fino alla vena politica della traccia di chiusura “Rainy Day Parade”, l’assortimento di tonalità e esplorazioni sonore di "The Ilusion Of Progress" incarnano il lavoro di una band che non solo sta facendo passi da gigante in termine di abilità musicale, ma che ha scoperto anche un’incredibile alchimia nel fare musica insieme.

Non fate l’errore di prendere alla lettera il titolo "The Illusion Of Progress". Tutto ciò che avete sempre saputo degli STAIND non è sbagliato. E’ solo stato riscoperto. E le cose cominciano a farsi davvero interessanti….

 
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